20 ANNI FA, IN GERMANIA, IL DIRITTO AD UN’EDUCAZIONE NON VIOLENTA È STATO SANCITO DALLA LEGGE. IN OCCASIONE DEL CONVEGNO “EDUCAZIONE NON VIOLENTA” DELLA PROTEZIONE DELL’INFANZIA (31.10.23) MARTINA HUXOLL-VON AHN TRACCIA UN BILANCIO.
In Germania, il diritto ad un’educazione non violenta è stato sancito dalla legge nel 2000. Martina Huxoll-von Ahn, vicedirettrice dell’Associazione Protezione dell’infanzia, ha riferito che si è trattato di un processo lungo, fallito ripetutamente a causa di convinzione che l’educazione non funziona senza punizione.
Accanto al chiarimento ed all’informazione sulla questione del nesso tra punizione e violenza, questa convinzione è presente anche in Svizzera. In Svizzera vi sono ancora politici che non vogliono proibire l’uso della violenza e che sono convinti che le punizioni corporali non siano dannose se sono percepite e comprese dal bambino come giuste e se il bambino si rende conto di meritarle (vedi Link in calce).
L’importanza dell’educazione e della prevenzione è evidenziata dai commentari dei lettori a proposito di una recente intervista (Tagesanzeiger, 30.10.23) con una consulente educativa sul tema «Violenza nell’educazione»:
- «I bambini devono imparare che devono fornire prestazioni e che esistono conseguenze non piacevoli.»
- «Cosa devo fare se un bambino di due anni e mezzo fa cadere un neonato che si muove a gattoni, lo picchia sulla testa, si siede o si sdraia sul neonato e gli porta via tutto? Se non posso toccare il bambino più grande, come posso far sì che il più grande scenda dalla testa del più piccolo.»
- «Sembra che oggi i bambini debbano crescere il più possibile avvolti nella bambagia, senza che lo stress tocchi il loro animo tenero. I cari psicologi dimenticano che la vita reale con gli esseri viventi è piuttosto dura e che lo stress e la frustrazione devono essere affrontati.»
- «I bambini cercano ed hanno bisogno di confini chiari. Il fatto che oggi spesso questi confini “per comodità” non esistono e molti bambini non imparano più la buona educazione ed il rispetto per i genitori a causa di uno stile di educazione permissiva, come descritto in questo articolo, è una delle cause della delinquenza giovanile di oggi.»
Di conseguenza, la Signora Huxoll-von Ahn fa riferimento alle misure di accompagnamento che hanno affiancato la modifica di legge in Germania. Ad esempio, un articolo del Codice Sociale (Legge sull’assistenza ai bambini e giovani) è stato ampliato: «Esse (le offerte di formazione familiare) devono anche indicare modi per risolvere le situazioni di conflitto all’interno della famiglia in modo non violento.» Tuttavia, le modalità di attuazione sono state estremamente diverse a seconda dei comuni.
Il Ministero della Famiglia ha lanciato una campagna «Più rispetto per i bambini» ed ha diffuso relativi materiali pubblicitari. Tuttavia, poco è stato intrapreso per trasmettere questo messaggio direttamente ai genitori. Raggiungere ed informare i genitori è stato soprattutto compito dei servizi specializzati e delle ONG. Seguendo l’esempio della Svezia (opuscoli comprensibili con consigli educativi per tutti i genitori, messaggi sulle confezioni di latte, introduzione come materia scolastica dell’educazione dell’infanzia), anche in Germania si sarebbe auspicato molto di più.
Cionondimeno, la ricerca scientifica di accompagnamento mostra che le punizioni corporali sono diminuite tra il 2005 ed il 2016, ad esempio:
- Schiaffi leggeri dal 65.1% al 30.8%
- Percosse con lividi dal 4.9% al 1.9%.
Le punizioni non corporali, ad esempio, sono diminuite:
- «non più parlare col bambino» dal 50% al 16.7%
- «zittire a forza di urla» dal 65.1 al 13.5%
Il diritto ad un’educazione non violenta ha quindi avuto conseguenze misurabili, in particolare per quanto riguarda l’atteggiamento nei confronti delle punizioni corporali pesanti. Tuttavia, non si è riusciti nella stessa misura ad integrare le lesioni psicologiche e le misure degradanti nel cambiamento di mentalità. La ricerca di accompagnamento mostra la necessità di allargare gli orizzonti. Jörg M. Fegert afferma:
«Il presente studio dimostra che dobbiamo allargare il campo d’azione e, ad esempio, attraverso campagne d’informazione chiarire che l’abuso psicologico sui bambini, il bullismo di un bambino come “pecora nera” della famiglia, la coercizione emotiva per esempio anche le dimostrazioni di affetto senza diretto uso di violenza fisica, basati su un rapporto di dipendenza, sono tutte forme di violenza contro i bambini. Non si può escludere che la frustrazione e la rabbia dei genitori nei conflitti genitoriali si siano in parte spostate verso un campo in cui la violenza fisica è sostituita dalla violenza psicologica. I maltrattamenti psicologici sono anche i meno percepiti dai professionisti e raramente costituiscono la base delle decisioni in materia di tutela dei minori.»
L’esperienza tedesca mostra dove occorre prestare particolare attenzione. Sappiamo tutti che una legge necessita di misure di accompagnamento per indurre un cambiamento duraturo di comportamento e di mentalità.